“Siamo tutti apprendisti in un mestiere dove non si diventa mai maestri”. E. Hemingway
Lo scorso anno abbiamo conosciuto meglio alcuni affiliati, inserendo la rubrica “I CASI DI SUCCESSO KIPOINT”: ci hanno raccontato la loro storia, il percorso e le scelte che hanno dovuto affrontare in questo settore; è stato un bellissimo viaggio attraverso l’Italia per scoprire la storia di Kipoint attraverso la voce dei nostri affiliati.
Quest’anno abbiamo deciso di raccontarvi l’azienda Kipoint attraverso gli occhi dei colleghi e le colleghe che tutti i giorni lavorano fianco a fianco con voi affiliati per sostenervi, supportarvi e guidarvi in questa attività così mutevole; la rubrica, appunto “KIPOINT ATTRAVERSO I NOSTRI OCCHI” vi farà conoscere ogni mese un membro dello staff Kipoint che ci racconterà come vede oggi l’azienda e il proprio ruolo in essa.
Il primo intervistato è Cesare Delle Monache, Area Manager della Campania, storico componente del team Kipoint.
L: Buongiorno Cesare, grazie per questa intervista. Che ruolo hai oggi e quali ruoli hai ricoperto nel corso della tua lunga carriera in Kipoint?
C: Io sono in Kipoint dal 2002, esattamente dal quattro di novembre del 2002. Io, insieme a tutte le risorse che erano state identificate all'epoca per far partire questa nuova start-up, ci ritrovammo in una grande stanza: c’era l’allora amministratore delegato di Kipoint Montuolo, Armando Borsetti, che è sempre stato il punto di riferimento sin dal primo giorno e ancora oggi di questo progetto, e i colleghi area manager e le persone di staff di allora. All'inizio il mio ruolo è stato quello dell'area manager principalmente per le regioni Lazio e Campania e quindi c'è una sorta di continuità nel tempo. La Campania non l'ho mai lasciata, cioè sono sempre stato l'area manager di quella Regione e ancora oggi lo sono: ho partecipato un po’ a tutto lo sviluppo del progetto sin dai primi momenti nei quali si è pensato a quali prodotti e servizi introdurre. Abbiamo assistito ad una prima fase in cui il progetto era all'interno di SDA e poi migrato in Poste Shop, per poi tornare di nuovo in SDA per dargli quella forza e quel focus nuovo sul mondo delle spedizioni. Ho attraversato un periodo negli ultimi due anni e mezzo in cui ho coordinato la struttura commerciale degli area manager in virtù di “un'anzianità aziendale” pregressa.
Oggi mi occupo di nuovo come area manager della sola Regione Campania, che, per inciso, è la regione col più alto numero di punti vendita.
L: Perché hai scelto proprio Kipoint? Quale sono state le tue esperienze precedenti?
C: Nei sei/sette anni precedenti al 2002, avevo avuto due esperienze in particolare, legate tutte e due al mondo del franchising: in Agip Petroli, nella quale mi occupavo di attività di sviluppo retail presso le stazioni di servizio e, successivamente, in un network di agenzie di viaggio, tipicamente gestite con il concetto del franchising dove avevo a che fare con piccoli- medi imprenditori in un settore merceologico specifico il cui obiettivo era comunque presidiare il territorio con dei prodotti e dei servizi provenienti dalla casa madre. Come vedi le due esperienze erano legate ad attività commerciali presso siti specifici, che siano stati distributori carburanti dell'Agip petroli, piuttosto che una catena di negozi e di agenzie viaggio. Dopodiché nel 2002 ebbi la possibilità di partecipare ad una selezione dove si richiedeva un'esperienza nel mondo del franchising per lo sviluppo di un progetto dedicato al mondo delle spedizioni. E da queste due cose, una volta che poi ho scoperto che dietro c'era SDA e Poste Italiane, è partito il mio interesse e mi sono proposto. Da allora tutto è cominciato.
L: Ok domanda secondo me complessa: qual è il valore che pensi di portare in azienda?
C: Credo di essere una persona abbastanza riflessiva, razionale e mi metto molto dalla parte dell’affiliato: cerco di comprenderne le esigenze e le problematiche perché mi rendo conto che il front - end del nostro affiliato col mercato è il nostro biglietto da visita sostanzialmente e quindi cerco di alleviare, alleggerire, mitigare quelle che possono essere le difficoltà gestionali del punto vendita.
Questo penso di avere proprio nelle mie corde, come skill personale: di farmi un po’ carico di quelle che sono le problematiche degli altri. Tra l'altro, riconoscendomi una qualità di problem solver, devo dirti che c'è grandissima soddisfazione quando porto a casa un risultato e risolvo un problema per l'affiliato, sentendomi molto gratificato.
L: Seconda domanda, che è differente dalla prima: quale pensi sia, secondo gli affiliati, il tuo più grande pregio e il tuo più grande difetto lavorativamente parlando?
C: Allora è una domanda un po’ complessa, credo che il mio più grande pregio sia l'ascolto e quindi immedesimarmi nelle problematiche dell'affiliato. Spesso è come se diventassi il socio aggiunto di quell'attività, uno che partecipa alle scelte, alle decisioni e alla risoluzione delle problematiche di ogni singola realtà. Quindi l'ascolto, essenzialmente. Per il difetto, eh, questa è sempre una domanda molto, molto complicata. Non lo so, ci provo, la butto là: talvolta dovrei analizzare le loro questioni in maniera un più approfondita, cioè andare anche oltre a quello che è la risoluzione specifica del problema e magari inserirlo dentro a un contesto un più ampio. Io di solito vado lì dritto, risolvo il problema e poi vado avanti, passo oltre.
L: Arrivati a questo punto della tua carriera, c’è ancora qualcosa che vuoi realizzare nel tuo lavoro?
C: Questo ruolo non puoi viverlo secondo me solo come un obiettivo personale ma piuttosto come una partecipazione ad obiettivi e crescita di altri. In questo caso, sarò ridondante, sarò romantico, per me vedere nuove persone, tante nuove persone in più, che riconoscono la tua disponibilità e che sono soddisfatti della scelta fatta è il vero obiettivo di questo mestiere. Perché poi tutto il resto viene da sé. Il mio obiettivo resta quello di rendere soddisfatti i nostri affiliati perché mi gratifica e perché il ruolo lo interpreto così, in nessun altro modo, nessuno.
L: Quindi non c'è un tuo obiettivo personale particolare, hai già raggiunto tutto quello che volevi raggiungere?
C: Sì, cioè io mi sento realizzato sia come persona che come uomo professionalmente parlando. Conosco Armando Borsetti da 23 anni e abbiamo un rapporto stretto e solidale: anche questa è un'altra cosa di quelle che mi gratifica. Io, Armando, Francesco Calconi e Massimiliano Amoroso siamo fra quelle persone presenti già nel 2002 e mi gratifica questo rapporto stretto che abbiamo perché è solido da tanto tempo e va ovviamente anche oltre ai ruoli professionali.
L: Sicuramente nel corso di questi anni ci saranno stati moltissimi momenti importanti. Qual è il ricordo che hai più caro in Kipoint?
C: Si, ce ne sono diversi e scavare nella memoria non è semplice. Devo dirti che mi fa sempre molto piacere pensare alle primissime Convention. Per esempio, quella di Fiuggi che fu la prima che la nostra azienda ha fatto, in cui c'era un grandissimo entusiasmo e tanta voglia di fare. Poi ci sono dei ricordi personali legati ai propri affiliati con i quali poi si è creato un rapporto specifico. Ricordo, anche con un po’ di emozione, quando qualcuno dei familiari di questi affiliati mi disse: “Mi raccomando, sto affidando a questo progetto e quindi alle parole che tu ci stai raccontando il futuro di mio figlio; guardami negli occhi e dimmi che questo è un progetto che per la mia famiglia può essere positivo”. In un momento così ti senti molto coinvolto: questi sono i ricordi che mi piacciono, quelli con le persone. Ecco, ricordare le persone, i primi incontri, i timori, le perplessità, le paure di fare questo passo; per alcuni era lasciare un lavoro, per qualcuno era aprire una nuova finestra perché il lavoro non lo avevano. Quando una persona ti si rivolge chiedendo fiducia, tu non puoi fare altro che dare il massimo per lui.
L: Se tu oggi potessi parlare con il Cesare di 23 anni fa, che cosa gli diresti?
C: Beh, certamente se avessi questa possibilità di tornare indietro qualche errore non lo farei, però devo dirti con un po’ di autostima, credo che di aver fatto quasi tutti i passi giusti.
Talvolta potrei dirgli: “Sii ancor più dinamico, ancora più propositivo e non fermarti al compitino.” Credo di non averlo fatto, però probabilmente a quel Cesare di allora che aveva 38 anni, quindi era ancora in una fase di sviluppo professionale, potrei dirgli questo: “Sii più avventuroso.”
L: Ad oggi hai un un'affiliazione nel cuore, cioè un'affiliazione che proprio ti ha dato e ti dà ancora grandi soddisfazioni?
C: Eh, diciamo così, un po’ all'impronta ce ne sono uno o due particolari. Una è quella di Roma, Carlo Scrofani (GP Courier) perché Carlo aveva forse meno di vent'anni quando l'abbiamo conosciuto.
Ha iniziato come Kipoint, è uscito da Kipoint e ci è rientrato sotto un'altra partita IVA e con un progetto diverso con un altro collega: quindi questo è proprio una forma di evoluzione particolare, no? Nel senso che da un po’ il senso della cementificazione del rapporto. Sei uscito? Poi rientri, vuol dire che tutto sommato qualcosa era andato storto, ma il progetto nella sua base era efficace.
E poi, ovviamente, Nocera Inferiore (Mediterranea Trade) perché è proprio la storia di un padre con le sue figlie. È l'espressione dell'azienda familiare di cui ho seguito per vent'anni tutto il percorso; mi hanno sempre confidato le difficoltà, le perplessità, eccetera. Siamo cresciuti passo passo insieme con Giulio Perano e con Carlo Scrofani.
L: Grazie Cesare, l’intervista è conclusa. Vuoi aggiungere qualcosa in chiusura?
C: Se posso, vorrei dire che sono contento e orgoglioso di lavorare nello staff di Kipoint sia per la conoscenza dei più anziani di questo ruolo, sia per l'ingresso dei ragazzi giovani e nuovi che hanno dimostrato di essere entrati in questa squadra con tanto entusiasmo e tanta voglia di partecipazione.
L: Bene Cesare, buon lavoro!