Kipoint

KIPOINT ATTRAVERSO I NOSTRI OCCHI

Siamo tutti apprendisti in un mestiere dove non si diventa mai maestri”. E. Hemingway

Continua anche questo mese la rubrica “KIPOINT ATTRAVERSO I NOSTRI OCCHI” che vi fa conoscere, attraverso delle brevi interviste, le esperienze lavorative dei dipendenti Kipoint. L’intervistata di oggi è Valeria Sinopoli, responsabile della struttura Sviluppo Offerta e Assistenza Rete che conta ad oggi dieci membri.

L: Buongiorno Valeria, grazie per aver accettato l’intervista. Iniziamo con qualche domanda facile: in che anno sei entrata in Kipoint e con che ruolo?

V: Io sono in Kipoint dal 2013, entrata ufficialmente come project manager per il servizio Affrancaposta.

L: Qual è stato successivamente il tuo percorso, che altri ruoli hai ricoperto?

V: Diciamo che all’inizio ciò che mi ha fatto assumere qualche competenza in più è stato redigere il Piano Industriale per Kipoint dopo pochi mesi che ero entrata, in sinergia con il Marketing di PCL (Pacchi, comunicazione e logistica, ndr). Questo mi ha permesso di avere una visibilità trasversale delle attività e gli obiettivi aziendali a medio-lungo termine ed è stato il primo passo per cominciare a gestire anche cose diverse rispetto ai progetti per cui ero stata assunta. Dopodiché mi sono occupata dei fornitori no-core, supportavo Donatella (Amoroso, ndr) nella gestione dei fornitori degli imballi, servizi di pagamento, affrancaposta, prodotti da ufficio, ecc. Dopo poco sono diventata responsabile di questi fornitori.  Infine, con lo spostamento di alcuni colleghi su altre attività, ho preso in gestione i fornitori Core, no-Core e il rapporto con Grandi Stazioni: questo succedeva nel 2018. A quel punto quando Kipoint ha iniziato a organizzarsi in maniera diversa, io sono diventata responsabile della struttura “Sviluppo Offerta e Assistenza Rete” e quindi abbiamo creato un team di cui coordino le attività. Ci occupiamo di tutti i fornitori sia a livello commerciale che di gestione del contratto e di tutta l’assistenza post-vendita.

L: Com’era l’azienda quando sei entrata in Kipoint?

V: Quando sono entrata era un’azienda molto piccola, eravamo circa 10 persone, non c’erano strutture aziendali ma solo l’Amministratore Delegato e il Direttore Commerciale, e poi tutte le risorse riportavano al Direttore Commerciale. Anche gli affiliati erano molti di meno: 100/110 affiliati, fino ad oggi la rete è cresciuta del 50% in più in pratica visto che ora siamo 150! Ovviamente essendo all’epoca meno strutturata ognuno di noi aveva attività meno verticali e molto più trasversali, c’erano mansioni borderline su cui si lavorava insieme come ad esempio tutta la parte del ciclo attivo e passivo dei fornitori. Non c’erano ruoli ben definiti quindi ci si aiutava in maniera più “artigianale”.

L: Oggi percepisci non sia più così?

V: Beh passare da 10 a 25 persone dipendenti ha permesso ad ognuno di avere attività più perimetrate; c’è sicuramente ancora tanto da fare e ci sono attività borderline con dei confini non chiarissimi su dove inizia e dove finisce un’attività però è sintomatico di una azienda che cresce e che vira verso una strutturazione dei ruoli.

L: Pensi che sia un bene per la società?

V: Assolutamente si. Perché se io conosco bene i perimetri delle attività delle persone, riesco maggiormente a misurare i risultati in un’ottica di miglioramento continuo. Ad oggi abbiamo ad esempio una risorsa come Flavia (Moglioni, ndr) che si occupa solo di processi e procedure e ci aiuta a sapere non solo quello che devi fare ma soprattutto come lo devi fare, in modo da rispecchiare le esigenze del tuo cliente e le policy interne di Gruppo, ed è una garanzia nel fare le cose in un modo compliance a quelle che sono le necessità del mercato.

L: Chiaro. Perché all’epoca hai scelto proprio Kipoint?

V: Allora, all’epoca ho fatto il colloquio con SDA per un progetto che prevedeva uno stage trasversale di 12 mesi, in cui ogni 2 mesi cambiavi struttura interna; mi piaceva l’idea di poter vedere diverse strutture aziendali per capire quella che mi era più affine anche perchè la mia precedente esperienza era in Revisioni in KPMG e 3 anni in Ericson dove facevo Marketing in ambito internazionale nelle telecomunicazioni ed era un’esperienza che non mi era particolarmente piaciuta nonostante avessi comunque studiato marketing; volevo quindi fare questo stage per capire che direzione prendere. Fra i vari colloqui ho fatto anche quello con Armando Borsetti che mi aveva preventivato la possibilità di entrare per gestire il progetto Affrancaposta dall’inizio alla fine (la parte contrattuale con il fornitore e poi il deployment sulla rete, le attivazioni e il post vendita) ma anche di poter acquisire, al di là del progetto, competenze trasversali. Ho pensato quindi che l’esperienza in Kipoint mi permettesse una visibilità più grande ma mi calasse anche in attività molto più interessanti perché a contatto diretto con il mercato rispetto a SDA che era già molto grande e strutturata. Mi piaceva l’idea di un’azienda più piccola dove si potesse percepire subito il riscontro diretto dei clienti, cioè gli affiliati; inoltre, mi piaceva la proposta di Armando che mi prospettava una crescita non solo aziendale ma soprattutto di competenze, lavorando con tutte le strutture dell’azienda. Io da quel colloquio ho capito che Kipoint poteva essere per lo meno l’inizio della mia carriera, poi in realtà mi sono fermata 11 anni! Sono rimasta qua, evidentemente questa occasione non era solo adatta all’inizio ma anche alla mia crescita.

L: Alla luce di questo, pensi che Kipoint ti abbia cambiato? Se si, in che modo?

V: Sicuramente il fatto di iniziare con un progetto come quello del Piano Industriale mi ha permesso di dimostrare ad Armando e a Giorgio Vaccaro (l’AD di quel momento, ndr) di essere una persona competente, nel senso che comunque sono riuscita nel progetto nonostante iniziassi da zero e non conoscessi Kipoint. Ho dovuto studiare tantissimo per capire profondamente come era strutturata l’azienda e quali erano gli obiettivi sia di fatturato che di capillarità sul territorio e quindi quello è stato il primo asset che mi ha permesso di crescere tantissimo in poco tempo: avevo fin da subito tante responsabilità che nei precedenti lavori non avevo mai avuto essendo comunque molto giovane e ancora non laureata. Mi sono dovuta interfacciare con colleghi molto più anziani lavorativamente di me e questo mi ha permesso di migliorare e modulare il mio tenore comunicativo, capire subito il livello con cui dovevo confrontarmi e di acquisire competenze trasversali. Questo mi ha dato fin da subito la possibilità di acquisire competenze spendibili anche in altri contesti lavorativi, se avessi voluto fare altro. Ho gestito diverse attività aziendali e ho capito che a livello caratteriale quello che a me piace molto è poter avere un ruolo trasversale e quindi fare da collante fra diverse strutture perché caratterialmente sono una persona che si annoia molto facilmente: e sicuro quello che non ti succede in Kipoint è di annoiarti! Puoi trattare temi totalmente diversi ogni giorno. Quello che mi ha fatto legare a Kipoint è che hai la percezione che il tuo lavoro abbia un valore immediato per l’affiliato. Poi in un’azienda così piccola un valore aggiunto è la creazione di legami non solo lavorativi ma anche umani con le persone, che in certi casi complica il lavoro ma che sicuramente ti fa tornare a casa con qualcosa di più della soddisfazione lavorativa, con qualcosa di umano che ti arricchisce.

L: Quale è stato secondo te il tuo più grande successo in Kipoint?

V: Al netto di tutto ciò che è la soddisfazione personale come avere la stima di tanti colleghi, del tuo responsabile, ecc sicuramente quello che mi ha dato più soddisfazione è stato avere la possibilità di avere un team e scegliermi le persone con cui lavorare; è una cosa che mi appaga tuttora ed è la parte che mi piace di più del mio lavoro: poter essere non solo responsabile ma anche guida per il mio team, portando la mia esperienza lavorativa a loro beneficio. Anche nei giorni no, quando non ti andrebbe di relazionarti con qualcuno, il fatto di “doverlo fare” mi permette una crescita continua perché devi mettere un po' da parte il tuo carattere, i tuoi problemi, per cercare di essere una persona di “esempio” per gli altri. Poi ci sono alcuni progetti che mi hanno dato grande soddisfazione e che mi hanno permesso di lavorare con la Capogruppo, come i progetti di FICO e Serravalle Outlet che anche se di breve durata hanno avuto grande apprezzamento da parte di Poste. Inoltre, lo abbiamo fatto inserendo figure che erano nuove del mestiere, ragazzi che all’epoca non sapevano nulla di un pacco e che invece oggi lavorano nel nostro organico. Quindi essere riuscita ad essere di supporto e a formarli adeguatamente per far si che rispettassero le esigenze di Poste, è stata una grande soddisfazione.

L: Il ricordo più bello in questi undici anni?

V: Difficile, ce ne sono molti, alcuni anche molto divertenti. Sicuramente a livello lavorativo quello che mi ha riempito più di orgoglio è stato quando Armando (Borsetti, ndr) mi ha detto che voleva strutturare l’azienda in tre strutture e una di queste l’avrebbe affidata a me. Non era una cosa scontata! Infatti, una cosa è sapere fare il proprio lavoro, una cosa è essere responsabile del lavoro degli altri. A livello umano devo dire che tutte le Convention sono per me un momento veramente importante perché davvero ti rendi conto, e ci fa molto bene, che dall’altra parte c’è qualcuno di fisico che beneficia o viene penalizzato dal lavoro che fai e da come lo fai.

L: Ultima domanda: ad oggi hai progetti da realizzare nel tuo futuro? C’è qualche obiettivo che vuoi ancora raggiungere?

V: Sicuramente io non sono una persona che lascia le cose a metà: quindi se devo dirti come vedo il mio futuro nel breve termine lo vedo ancora in Kipoint, perché penso di poter ancora dare qualcosa all’azienda e penso che l’azienda possa darla a me. I miei obiettivi sono riuscire a permettere alla mia squadra di crescere ed essere delle risorse su cui l’azienda possa contare ad occhi chiusi. Vorrei che il mio team fosse fatto di persone su cui gli altri colleghi possano affidarsi tranquillamente senza preoccupazioni perché sanno che sono autonomi, maturi, responsabili in un’ottica aziendale. Non ho obiettivi di crescita in termini di posizioni, per ora sono molto soddisfatta di dove sono e risponde alle mie esigenze di bilanciamento fra vita privata e vita lavorativa; sicuramente un obiettivo che vorrei raggiungere è che Kipoint diventi un’azienda considerata di successo sia nel mercato che per Poste Italiane. Andarmene senza aver fatto tutto il possibile in questa direzione mi farebbe andare via con l’amaro in bocca. Penso che ci sia ancora della strada da fare, penso che il modello che abbiamo oggi non corrisponde più a quelle che sono le dinamiche del mercato in cui stiamo operando. Il modello è cambiato molto poco da quando sono in azienda mentre il mercato in cui operiamo ha fatto numerosi cambiamenti, soprattutto da dopo il covid; in questo senso c’è bisogno di innovazione nelle dinamiche di pricing e di gestione del cliente, ma soprattutto nel trovare servizi e prodotti da inserire nell’offerta che possano essere corrispondente ai servizi offerti da un negozio di prossimità. Mi piacerebbe anche rinnovare l’idea del corner Kipoint all’interno di quei negozi che in questo momento stanno soffrendo nel mercato e per cui i servizi Kipoint potrebbero essere un volano per le loro attività.

L: Mi sembrano molti progetti interessanti da realizzare, in bocca al lupo!

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